Zak Manzi (Salvatore Manzi), TG WAR, 2003, animazione, DVD, 03:00, musica di Pasquale Riccio
BERLUSCONISMO, ANTIBERLUSCONISMO, POSTBERLUSCONISMO
Il graduale percorso di Zak verso una dimensione sempre più locale, senza essere mai localistica, conosce la sua prima tappa significativa nello stesso 2003 con TGwar che, benché realizzato sull’onda emotiva per la presa di Baghdad da parte delle truppe statunitensi, non risulta infatti riducibile ad un mero “video sulla guerra in Iraq”. Si tratta innanzitutto di un lavoro sull’informazione radiotelevisiva in Italia e, più precisamente, sulla sua carenza di un’offerta plurale. Il graffiante humor nero che lo pervade si avvale di continui scollamenti tra parole e immagini, tra narrazione e fatti. «Sono in tanti a sventolare le bandiere americane», nota trionfalmente un inviato da Bagdad mentre le inquadrature mostrano un uomo dalle braccia mutilate. «Ricordiamo che nel cuore di Baghdad verrà innalzato il primo monumento ai caduti: un marine di circa dodici metri», annuncia compiaciuto Emilio Fede mentre un militare americano versa lacrime di dolore più dell’anima che del corpo. Il “martirio di Fede” col quale si chiude il video, rimandando a quanto in quegli anni il mondo occidentale ha imparato ad etichettare come accezione tipicamente islamica del martirio – il suicidio kamikaze –, sembra alludere alla devozione smisurata che il giornalista riserva al suo “dio”. La figura di Fede assurge ad emblema dello stato di salute dell’informazione italiana, rappresentando la personificazione più compiuta del servilismo giornalistico che si inchina di fronte ai potenti per ottenere prebende. La scelta di rappresentarlo in un cartone animato si configura come un espediente iperbolico: «Ho realizzato un cartone animato con Emilio Fede perché credo che sia davvero un cartone animato. Stento ad immaginarlo come un essere in carne ed ossa. Non credo che nella vita privata sia realmente come appare davanti alle telecamere o almeno me lo auguro per lui». S. Taccone (a cura di), Salvatore Manzi EXZAK, Phoebus Edizioni, Casalnuovo di Napoli, 2014, pp. 40-41) |
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