Salvatore Manzi, Norme dei manovratori delle gru, 1995, ZIG ZAG, fotocopie, Capannoni Langetta, Pomigliano d'Arco (NA).
Pro Loco, Pomigliano (Na) a cura di Gaetano Sgambati e Rosanna Iossa.
(La foto include anche un lavoro dell'artista Angelo Rossi: Foto mimetica). Rossi in modo del tutto inconsapevole realizza uno dei suoi numerosi interventi mimetici nel ex fabbrica intervenendo su una fotocopia affissa da Salvatore Manzi.
Pro Loco, Pomigliano (Na) a cura di Gaetano Sgambati e Rosanna Iossa.
(La foto include anche un lavoro dell'artista Angelo Rossi: Foto mimetica). Rossi in modo del tutto inconsapevole realizza uno dei suoi numerosi interventi mimetici nel ex fabbrica intervenendo su una fotocopia affissa da Salvatore Manzi.
Negli spazi della Pro Loco di Pomigliano (ex fabbrica) Salvatore Manzi si misura con la grandezza degli ambienti lavorando ad un progetto minimo e con un basso potenziale estetico. L'artista viene attratto da un'affissione sbiadita presente su un pilastro del capannone: le norme riservate alla sicurezza dei lavoratori delle gru. Le gru erano ancora visibili anche se i lavoratori erano spariti da tempo. Manzi ricopia i contenuti delle norme di sicurezza, ne stampa circa 50 copie attaccandoli in vari punti dello stabilimento, scegliendo la medesima modalità d'affissione utilizzata in passato nel capannone: strappa pezzetti di carta posizionandoli alle estremità del foglio e fissa il tutto con dei chiodi recuperati nello stesso ambiente. Sostituisce la firma del responsabile dell'epoca con la sua. L'artista offre un servizio inutile, predispone la sicurezza in un luogo desolato, affigge norme a lavoratori inesistenti ma presenti nella memoria storica di quello spazio.
In occasione della mostra di Quartapittura Zig Zag (1995), tenutasi presso i capannoni Langetta a Pomigliano d’Arco, Salvatore interviene scrivendo Le norme dei manovratori delle gru, una serie di regole comportamentali, quasi di natura sindacale, rivolte a questa categoria di operai. Angelo Rossi realizza invece quattro foto mimetiche da collocare in punti prestabiliti ed uno di questi coincide appunto con quello in cui è sistemato il lavoro di Salvatore. Se in un primo momento la situazione venutasi a creare è fonte di sorrisi, in seguito diviene per i due oggetto di approfondite discussioni e riflessioni che trovano il loro esito solo quattro anno dopo quando, dal 24 luglio 1999 – ancora una volta è il periodo estivo a scandire certi nodi storici –, Zak smette drasticamente di produrre opere – o quand’anche le produce le cestina – per dedicarsi esclusivamente all’autenticazione delle stesse tramite la firma ed “assume” Angelo come artista-produttore privilegiato, benché, nel corso del tempo, gli capiti di firmare opere di altri artisti ancora. (Taccone Stefano, ExZak, Phoebus, 2014, Casalnuovo di Napoli, p. 22)
Fu nel 1995 in occasione della mostra ZIG ZAG tenuta a Pomigliano d’Arco nei capannoni Lagatta, che ebbi la prima collaborazione artistica involontaria con Salvatore Manzi. In quell’occasione realizzai quattro Foto mimetiche da collocare in punti prestabiliti dello stabile. Una delle foto coincideva con le Norme dei manovratori delle gru che Salvatore riprodusse e fissò alle pareti della fabbrica facendone un opera. La mia foto, capitò proprio sul lavoro di Manzi, proprio nella zona in cui compariva la sua firma.
Negli anni successivi i nostri incontri furono sporadici (Fuoricentro, Avviso Ai Naviganti ecc.). Nel 1996 Salvatore si trasferì a Lucca e nel ’97 realizzò con Peppe Irace la mostra Wall Paper che andai a vedere con Alessia. Salimmo i gradini delle lunghe e numerose rampe del Petraio fino a Casa Scognamiglio per trovarci di fronte ad una porta chiusa decorata come carta da parati. Era una bellissima giornata e da lassù si respirava aria pulita.
Il mio lavoro per certi versi è affine a quello di Salvatore, è minimo, tende alla sottrazione e alla scomparsa. Le Foto Mimetiche sono invisibili quanto le Norme dei manovratori delle gru. Salvatore è interessato soprattutto alla sottrazione della propria creatività, io alla coincidenza, a quell’illusione che ci offre una diversa opportunità per vedere.
A maggio di quest’anno Peppe Irace ci ha chiamati per una mostra, Sliding Stop così abbiamo cominciato a collaborare, abbiamo realizzato un video e ci siamo incontrati varie volte. A Lucca ho visto la cartiera dove lavora, il supermercato dove fa la spesa e ho conosciuto la sua amata Erika. A luglio Salvatore mi ha parlato di una nuova idea e della difficoltà di realizzarla, non riusciva a trovare un artista disposto a rinunciare alla propria firma, nessuno voleva astenersi dal porre il proprio nome sulle proprie opere per consentirgli di non pensare più da artista e di annullare completamente la propria creatività rimanendo comunque artista avvalendosi dell’immaginario e della creatività di un altro.
Conoscendo il lavoro di Salvatore e le sue aspirazioni poetiche ho trovato l’operazione necessaria, interessante e vicina al mio modo di pensare. Mi sono liberato dei miei diritti d’autore, della mia proprietà, della mia firma. (Angelo Rossi in ExZak, Phoebus, 2014, Casalnuovo di Napoli, pp. 165-166)
Negli anni successivi i nostri incontri furono sporadici (Fuoricentro, Avviso Ai Naviganti ecc.). Nel 1996 Salvatore si trasferì a Lucca e nel ’97 realizzò con Peppe Irace la mostra Wall Paper che andai a vedere con Alessia. Salimmo i gradini delle lunghe e numerose rampe del Petraio fino a Casa Scognamiglio per trovarci di fronte ad una porta chiusa decorata come carta da parati. Era una bellissima giornata e da lassù si respirava aria pulita.
Il mio lavoro per certi versi è affine a quello di Salvatore, è minimo, tende alla sottrazione e alla scomparsa. Le Foto Mimetiche sono invisibili quanto le Norme dei manovratori delle gru. Salvatore è interessato soprattutto alla sottrazione della propria creatività, io alla coincidenza, a quell’illusione che ci offre una diversa opportunità per vedere.
A maggio di quest’anno Peppe Irace ci ha chiamati per una mostra, Sliding Stop così abbiamo cominciato a collaborare, abbiamo realizzato un video e ci siamo incontrati varie volte. A Lucca ho visto la cartiera dove lavora, il supermercato dove fa la spesa e ho conosciuto la sua amata Erika. A luglio Salvatore mi ha parlato di una nuova idea e della difficoltà di realizzarla, non riusciva a trovare un artista disposto a rinunciare alla propria firma, nessuno voleva astenersi dal porre il proprio nome sulle proprie opere per consentirgli di non pensare più da artista e di annullare completamente la propria creatività rimanendo comunque artista avvalendosi dell’immaginario e della creatività di un altro.
Conoscendo il lavoro di Salvatore e le sue aspirazioni poetiche ho trovato l’operazione necessaria, interessante e vicina al mio modo di pensare. Mi sono liberato dei miei diritti d’autore, della mia proprietà, della mia firma. (Angelo Rossi in ExZak, Phoebus, 2014, Casalnuovo di Napoli, pp. 165-166)