MC
Sono passati molti anni da quando ci siamo conosciuti, come ti senti oggi rispetto alla fine degli anni ‘90.
SM
Il periodo in cui ci siamo conosciuti è legato ad una mia fase di profonda insofferenza, sentimenti di grande inquietutidine mi spingevano a vivere con crescente aggressività la mia vita artistica e quotidiana.
L'intenzione di affermare un modello di ricerca, di contestare alcune modalità inique del sistema dell'arte, caratterizzavano la produzione artistica di quegli anni.
Entrambi, consideravamo necessario gravitare a debita distanza da quel "villaggio" dell'arte che molte volte ci guardava con interesse, curiosità, fastidio.
Ho continuato, in tutti questi anni, a lavorare con serietà e rigore, non ho considerato come significativa la disattenzione che talvolta ho assaporato, non ho avuto paura della solitudine, del giudizio degli altri, del disamore, dell'incomprensione. Ancora mi chiedo: cos'altro mi manca e cosa è già pronto davanti a me.
Oggi mi sento più sereno, sto imparando a tenere insieme i vari pezzi della mia vita.
Vivo in una perenne conversione, in un costante rinnegare e ritrovare me stesso.
MC
Operare a Napoli e essere di Napoli ha influenzato la tua ricerca?
SM
Penso di si, questa città non riesce a staccarsi da dosso è come pelle sulla carne. Ha sicuramente condizionato i miei atteggiamenti, le mie relazioni, le mie scelte.
Napoli ha il vantaggio di essere tra le più belle e le più orribili città del mondo. Riesci a provare la sofferenza del sud e l'orgoglio della grande capitale.
L'atteggiamento criminale, di scavalcare quell'idea debole di Stato, mi ha in più occasioni suggestionato e spinto a muovermi in modalità non sempre corrette all'interno del sistema dell'arte.
L'idea di eclissare le regole, le convenzioni, l'istituzionalità del sistema da l'opportunità di fare l'artista in un modo diverso, di contrabbando.
MC
Credi che abbia senso occuparsi d’arte contemporanea oggi all’interno di un sistema, quello dell’arte, a parer mio assolutamente dissociato dal mondo reale?
SM
Ha senso se lo si attraversa di striscio, in modalità clandestina, senza carta d'identità, completamenti soli, senza certificati, senza casa, affamati, nella mischia, in fila alle mense dei poveri. Ha senso se la tua riflessione sana ferite, incoraggia, premia e libera.
Ha senso se non hai invidia, ma pena per chi è avaro. Se ti emozioni per le cose piccolissime.
Se non hai bisogno di loro, se è importante per te capire ancora.
Ha senso se lo si combatte, se si esce per strada, se si abbracciano le persone, se si copia la natura come se fosse necessario farlo. Se sei libero di poter cambiare, di essere felice dentro e fuori di esso.
Sono passati molti anni da quando ci siamo conosciuti, come ti senti oggi rispetto alla fine degli anni ‘90.
SM
Il periodo in cui ci siamo conosciuti è legato ad una mia fase di profonda insofferenza, sentimenti di grande inquietutidine mi spingevano a vivere con crescente aggressività la mia vita artistica e quotidiana.
L'intenzione di affermare un modello di ricerca, di contestare alcune modalità inique del sistema dell'arte, caratterizzavano la produzione artistica di quegli anni.
Entrambi, consideravamo necessario gravitare a debita distanza da quel "villaggio" dell'arte che molte volte ci guardava con interesse, curiosità, fastidio.
Ho continuato, in tutti questi anni, a lavorare con serietà e rigore, non ho considerato come significativa la disattenzione che talvolta ho assaporato, non ho avuto paura della solitudine, del giudizio degli altri, del disamore, dell'incomprensione. Ancora mi chiedo: cos'altro mi manca e cosa è già pronto davanti a me.
Oggi mi sento più sereno, sto imparando a tenere insieme i vari pezzi della mia vita.
Vivo in una perenne conversione, in un costante rinnegare e ritrovare me stesso.
MC
Operare a Napoli e essere di Napoli ha influenzato la tua ricerca?
SM
Penso di si, questa città non riesce a staccarsi da dosso è come pelle sulla carne. Ha sicuramente condizionato i miei atteggiamenti, le mie relazioni, le mie scelte.
Napoli ha il vantaggio di essere tra le più belle e le più orribili città del mondo. Riesci a provare la sofferenza del sud e l'orgoglio della grande capitale.
L'atteggiamento criminale, di scavalcare quell'idea debole di Stato, mi ha in più occasioni suggestionato e spinto a muovermi in modalità non sempre corrette all'interno del sistema dell'arte.
L'idea di eclissare le regole, le convenzioni, l'istituzionalità del sistema da l'opportunità di fare l'artista in un modo diverso, di contrabbando.
MC
Credi che abbia senso occuparsi d’arte contemporanea oggi all’interno di un sistema, quello dell’arte, a parer mio assolutamente dissociato dal mondo reale?
SM
Ha senso se lo si attraversa di striscio, in modalità clandestina, senza carta d'identità, completamenti soli, senza certificati, senza casa, affamati, nella mischia, in fila alle mense dei poveri. Ha senso se la tua riflessione sana ferite, incoraggia, premia e libera.
Ha senso se non hai invidia, ma pena per chi è avaro. Se ti emozioni per le cose piccolissime.
Se non hai bisogno di loro, se è importante per te capire ancora.
Ha senso se lo si combatte, se si esce per strada, se si abbracciano le persone, se si copia la natura come se fosse necessario farlo. Se sei libero di poter cambiare, di essere felice dentro e fuori di esso.